L’Atlante dell’Infanzia (a rischio) in Italia 2025 – Senza Filtri. Voci di Adolescenze, pubblicato da Save the Children, è molto più di un report statistico: è una fotografia nitida, a volte dura, di ciò che vivono oggi ragazze e ragazzi nel nostro Paese.
Un racconto che unisce numeri, testimonianze e analisi, riportando alla luce paure, aspirazioni, ferite e desideri di una generazione che chiede soltanto una cosa: essere ascoltata.
Già nell’introduzione, l’Atlante parla chiaro: gli adolescenti si sentono invisibili, ignorati dal dibattito pubblico e spesso confinati allo stereotipo del “problema da gestire” . La loro richiesta è semplice e potentissima: “Non parlate di noi senza di noi”.
Da qui nasce un lavoro che attraversa l’Italia, raccoglie esperienze, analizza fenomeni sociali e digitali e soprattutto mette al centro la salute mentale, l’iperconnessione e le nuove solitudini.
IA come confidente: il dato più sorprendente (e inquietante)
Dal rapporto emerge un dato che da solo apre un dibattito enorme:
il 41,8% degli adolescenti italiani ha chiesto aiuto all’Intelligenza Artificiale quando si sentiva triste, solo o ansioso.
E più del 42% l’ha consultata per scelte importanti, quasi delegando alla tecnologia la guida emotiva e decisionale della propria vita.
La forbice con gli adulti è enorme: oltre il 92% dei 15-19enni usa strumenti di IA, contro un 46,7% della popolazione adulta. Il grado di fiducia è altissimo: il 28,8% apprezza il fatto che l’IA sia “sempre disponibile”, e quasi il 15% dice che “mi capisce e mi tratta bene”, senza giudicare.
Non si tratta solo di un fenomeno tecnologico, ma relazionale: un adolescente su tre parla con l’IA più volentieri che con una persona reale (63,5%) e quasi uno su due condivide informazioni personali .
In mancanza di adulti presenti e capaci di ascoltare davvero, l’IA diventa un rifugio. Ma un rifugio senza corpo, senza empatia reale, senza responsabilità educativa.
Cyberbullismo, body shaming, FOMO: le nuove ferite dell’online
La sezione dedicata alle dinamiche digitali dell’Atlante conferma una tendenza in crescita da anni: la rete amplifica fragilità, conflitti e comportamenti aggressivi.
- 47,1% dei 15-19enni è stato vittima di cyberbullismo, una crescita esponenziale rispetto al 2018.
- Crescono anche l’uso problematico del cellulare, il phubbing e l’iperconnessione: il 38% guarda spesso il telefono anche in presenza di amici e familiari, e il 27% diventa nervoso se non lo ha con sé .
- Una percentuale significativa vive nella spirale della FOMO (Fear of Missing Out) e dell’isolamento sociale, con casi in crescita di hikikomori .
L’online diventa così un luogo ambiguo: spazio di relazione e possibilità, ma anche di violenza, controllo, dipendenza e distorsione della percezione di sé.
Benessere psicologico: un’emergenza silenziosa
Meno della metà degli adolescenti italiani dichiara un buon livello di benessere psicologico.
Il dato è drammaticamente sbilanciato sul piano di genere: solo il 34% delle ragazze mostra un equilibrio psicologico, contro il 66% dei ragazzi. È la differenza più ampia fra tutti i Paesi europei analizzati.
A questo si aggiungono:
- il 9% che ha vissuto periodi di auto-isolamento volontario per motivi psicologici;
- il 12% che ha assunto psicofarmaci senza prescrizione, percentuale più alta tra le ragazze;
- l’aumento dei disturbi legati all’umore, alla percezione corporea, all’ansia da prestazione e all’iperconnessione.
Cultura, sport e socialità: un Paese spaccato
La fotografia restituita dall’Atlante è chiara anche sul piano delle opportunità educative: quasi un ragazzo su due non legge libri, solo metà visita musei o mostre in un anno, e quasi uno su cinque non pratica alcuna attività fisica.
Il divario Nord-Sud resta molto forte, soprattutto per accesso alla cultura, servizi educativi e possibilità di partecipare ad attività sportive e ricreative.
Adolescenti e adulti: una relazione da ricostruire
Molti adolescenti intervistati descrivono una distanza crescente tra sé e il mondo adulto. Una distanza che non nasce dal rifiuto, ma dalla sensazione di non essere compresi.
Il rapporto sottolinea un punto centrale: la solitudine dei ragazzi è la fotografia della solitudine degli adulti.
E le difficoltà emotive che emergono nelle scuole, nelle famiglie, nei gruppi sportivi sono spesso lo specchio di un’intera società che fatica a trovare stabilità, tempo e strumenti adeguati per ascoltare.
Il ruolo di ONBD e del Comitato Scientifico
Di fronte a questo scenario, il lavoro dell’Osservatorio Nazionale sul Bullismo e sul Disagio Giovanile (ONBD) diventa non solo importante, ma urgente.
L’ONBD lavora ogni giorno a contatto con scuole, docenti, famiglie, istituzioni e forze dell’ordine per riconoscere e affrontare i segnali di disagio psicologico, isolamento, bullismo e cyberbullismo.
Il Comitato Scientifico – composto da psicologi, avvocati, pedagogisti, esperti di comunicazione digitale e rappresentanti delle forze dell’ordine – sta costruendo percorsi concreti per:
- rendere le scuole più preparate ad accogliere il malessere degli studenti;
- formare i docenti su bullismo, cyberbullismo e rischi dell’IA generativa;
- accompagnare le famiglie nel comprendere il mondo digitale in cui vivono i figli;
- promuovere progetti educativi che mettano al centro empatia, ascolto e responsabilità;
- creare alleanze con il terzo settore, lo sport e le realtà territoriali per sostenere i giovani più fragili.
In un momento storico in cui i dati dell’Atlante 2025 ci raccontano fragilità mai viste prima, il lavoro dell’ONBD rappresenta un presidio culturale, educativo e umano:
un impegno quotidiano per ricordare ai ragazzi – e agli adulti – che nessuno deve affrontare da solo ciò che fa paura.

