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La mia forza non è vedere, è credere

Mi chiamo Annalisa Minetti, sono nata a Rho nel 1976, e spesso le persone iniziano a parlare di me dicendo che sono cieca.
Ma la cecità è solo una parte della mia storia, non la definizione di chi sono.
La verità è che ho dovuto imparare molto presto che la vita non fa sconti a nessuno.
E che ci sono parole che sanno ferire più di una diagnosi.

La musica è sempre stata parte di me.
Cantavo da piccola, cantavo quando ancora vedevo, e ho continuato a farlo anche quando la luce ha iniziato ad affievolirsi. Non ho mai smesso.
Nel 1998 ho avuto il privilegio di salire sul palco di Sanremo.
E l’onore, immenso, di vincere con Senza te o con te. Un sogno che si avverava.

La mia voce ha vinto prima dei miei occhi.

Annalisa Minetti

Ma quel sogno, per alcuni, era solo una polemica.
Ha vinto solo perché è cieca, scrivevano. Come se il mio talento non contasse. Come se la mia voce fosse invisibile quanto la mia vista.
Sono parole che non dimentichi.
Non perché ti sconfiggano, ma perché ti spingono a scegliere: fermarti o andare avanti.
Io ho scelto di andare avanti.

E ho deciso di correre. Letteralmente. Mi sono avvicinata allo sport paralimpico e lì ho trovato un’altra parte di me.
A Londra 2012 ho conquistato una medaglia di bronzo nei 1500 metri T11.
Non solo: ho stabilito anche un nuovo record mondiale.
È stata un’altra vittoria, ma anche un altro messaggio chiaro a chi mi aveva giudicata: io non sono solo la mia disabilità. Sono molto di più.

Non corro per fuggire da qualcosa, ma per andare incontro a chi sono.

Annalisa Minetti

Negli anni, però, le parole che feriscono non sono scomparse. Anzi, i social le hanno amplificate. Dopo la mia separazione, mi sono trovata di nuovo sotto attacco.
Commenti volgari, insinuazioni gratuite, giudizi senza alcuna empatia.
Frasi scritte con leggerezza, ma che pesano come macigni.
Non solo su di me come donna, ma anche come madre, atleta, artista.

Chi insulta dietro uno schermo dimentica che lì dietro c’è una persona. Una persona vera, con emozioni vere, che ha già affrontato abbastanza nella vita reale.
A volte mi sono chiesta perché, perché proprio io.
Ma poi ho capito: non sono io il problema.
Il problema è chi sceglie l’odio, chi confonde la forza con l’arroganza, chi parla senza sapere.

I social non mi spaventano. Mi spaventa chi dimentica che dietro lo schermo c’è un essere umano.

Annalisa Minetti

Non è facile restare in piedi quando senti di essere continuamente esposta.
Ma io scelgo, ogni giorno, di non farmi definire dagli altri.
Scelgo di essere esempio per chi ha paura. Di dire che si può ricominciare, sempre.
Che si può cantare anche nel buio.
Che si può correre anche se non si vede la strada, se si sente forte il traguardo.

La mia storia non è una favola.
È una corsa piena di ostacoli, ma anche di scelte consapevoli.
Scelte di coraggio, di resilienza, di fiducia in sé stessi.

Non ho bisogno della vista per vedere chi sono davvero.

Annalisa Minetti

E spero che chi legge possa ricordarlo: le parole contano.
Fanno male, a volte più delle ferite.
Ma possiamo e dobbiamo sceglierle con cura.
Perché dietro ogni profilo c’è una persona. Come te. Come me.