I dati ISTAT confermano l’allarme lanciato da ONBD: ascoltiamo i giovani
Il nuovo rapporto ISTAT sul bullismo e cyberbullismo tra i giovani, presentato lo scorso 26 giugno, traccia un quadro preoccupante e chiaro: 7 ragazzi su 10 tra gli 11 e i 19 anni dichiarano di essere stati vittime di comportamenti aggressivi, offensivi o emarginanti.
Un dato che trova riscontro anche nel sondaggio promosso dall’Osservatorio Nazionale sul Bullismo e sul Disagio Giovanile (ONBD), che ha raccolto oltre 11.000 risposte da studenti di tutta Italia. Testimonianze dirette che confermano quanto il disagio sia diffuso, radicato e in continuo aumento, soprattutto tra i più giovani.
I più colpiti? I ragazzi tra gli 11 e i 13 anni
Secondo l’ISTAT, la fascia più esposta è quella della preadolescenza, tra gli 11 e i 13 anni: un periodo delicato, in cui l’identità personale è in costruzione e le relazioni sociali giocano un ruolo cruciale. È in questi anni che il bullismo e il cyberbullismo fanno più male, lasciando cicatrici profonde.
Le modalità variano, ma il dolore è lo stesso: i maschi ricevono più insulti e aggressioni dirette, mentre le ragazze subiscono soprattutto esclusione ed emarginazione sociale. Le forme più comuni sono offese, denigrazioni, isolamento, minacce e umiliazioni pubbliche, anche online.
Il fenomeno non è uguale ovunque
Un altro dato significativo riguarda la distribuzione geografica: le aree del Nord – in particolare Nord-Est e Nord-Ovest – registrano le percentuali più alte di episodi di bullismo (rispettivamente 22,1% e 21,6%). Un dato che sorprende e invita a non generalizzare: il disagio non è solo nelle periferie o al Sud, ma può colpire ovunque, anche dove meno te lo aspetti.
Forme dirette e indirette: due facce dello stesso male
L’ISTAT distingue tra azioni dirette (insulti, spintoni, minacce) e azioni indirette, più subdole e meno visibili (esclusione dal gruppo, diffamazione online, isolamento). Entrambe le modalità hanno un impatto devastante sulla crescita e sull’autostima degli adolescenti.
Il bullismo non è più solo fisico. È anche digitale, continuo, invisibile. E spesso, più difficile da riconoscere.
Una società in crisi di valori
Il rapporto sottolinea anche un aspetto culturale: il bullismo si sviluppa in un contesto dove mancano riferimenti, spazi educativi reali e dialogo tra generazioni. La solitudine digitale alimenta dinamiche tossiche che la scuola e la famiglia, da sole, faticano a intercettare e gestire.
Il decreto contro il bullismo: un passo importante
Alla luce di questi dati, il Governo ha recentemente approvato un decreto che rafforza gli strumenti per prevenire e contrastare il fenomeno. Tra le misure: monitoraggio biennale, percorsi educativi obbligatori, coinvolgimento attivo delle famiglie e delle istituzioni scolastiche.
ONBD accoglie con favore questi provvedimenti e ribadisce l’urgenza di ascoltare i ragazzi, creare spazi di confronto e costruire alleanze educative tra scuola, famiglia e società civile.
Il bullismo non è un gioco. È un grido d’aiuto. E solo ascoltandolo possiamo davvero fare la differenza.

