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Disagio giovanile: serve una risposta collettiva

Il recente episodio avvenuto a Rovigo, dove un gruppo di adolescenti è stato coinvolto in una rissa sotto il Municipio, rappresenta molto più di un caso isolato. La Prefetta Franca Tancredi lo ha sottolineato con precisione: dietro ogni gesto di violenza giovanile si nasconde un disagio profondo, sociale, educativo e relazionale. È un fenomeno che riguarda ragazzi sempre più giovani, spesso soli, in cerca di riconoscimento e identità.

I dati lo confermano: secondo Europol, i reati commessi da minori in Italia sono cresciuti del 26% rispetto al 2020. E accanto alla violenza fisica, si registrano sintomi sempre più diffusi di sofferenza psicologica, ansia, apatia e isolamento. Non si può più ignorare: è necessario affrontare il problema in modo sistemico.

Il nostro impegno

L’Osservatorio Nazionale sul Bullismo e sul Disagio Giovanile lavora da anni per prevenire queste situazioni. Lo fa attraverso progetti educativi nelle scuole, percorsi di peer education, incontri con campioni dello sport e professionisti qualificati. L’obiettivo è dare strumenti concreti a famiglie, insegnanti e ragazzi per riconoscere e gestire il disagio prima che esploda. Collaborazioni con enti locali, come quelle già attive, sono fondamentali per costruire una rete educativa forte e presente.

Non basta più osservare. Serve agire. Insieme.

Una comunità educante funziona solo se ogni attore – scuola, famiglia, istituzioni, terzo settore – si assume la propria responsabilità. Ai ragazzi non servono etichette, ma alternative credibili.
Luoghi dove esistere, crescere e sentirsi accolti.
Ora.