Sono nato con una passione per lo sport. Da bambino ho provato il nuoto, poi il karate. Ma è nella pallacanestro che ho trovato casa, identità, libertà. Quello con il basket è stato un amore pieno, viscerale, fatto di allenamenti, amicizie, sudore e sfide. Per me non era solo uno sport: era il mio modo per respirare.
Crescendo ho dovuto affrontare tante prove. A scuola ero in sovrappeso e il mio primo istruttore di karate usava parole e metodi duri, violenti. “Sacco di m**”, mi diceva. Non era bullismo dai compagni: era bullismo da chi avrebbe dovuto insegnare. Ma io, per indole o per fortuna, ho costruito uno scudo. Quella violenza non mi ha spezzato. Mi ha spinto a cercare altro. Così è nato l’amore per il basket.
Il mio corpo era un bersaglio. Il campo da basket, il mio rifugio.
Federico Berrugi
La mia vita ha preso una svolta ancora più dura nel 2023. Un infortunio in campo, il tendine d’Achille lesionato in tre punti. Operazione, complicazioni, infezioni, trapianti. Due anni di calvario, 17 innesti di collagene, terapia iperbarica, e alla fine una diagnosi che ha cambiato tutto: perdita completa della sensibilità e funzionalità della gamba sinistra dal ginocchio in giù.
Cammino solo grazie alle protesi e al bastone.
Non sentirò mai più il freddo sulla pelle, il caldo del sole o il dolore di un taglio.
Correre e saltare: sono gesti che non mi appartengono più.
E nel frattempo, ho perso anche il lavoro. Lavoravo sulle gru in porto, a 70 metri di altezza. Con un’arto inferiore non funzionante, è finita anche quella parte della mia vita.
A trent’anni mi sono ritrovato senza lavoro e sport, con un handicap e un futuro tutto da riscrivere.
Federico Berrugi
Non mi sono fermato. Mai. Ho deciso che non sarei stato definito dalla mia disabilità. Ho iniziato a giocare a basket in carrozzina. All’inizio sembrava impossibile. Ma poi, come tutte le cose vere, è diventato naturale. Non facile, ma giusto.
Lo sport mi ha ridato un posto nel mondo. Oggi gioco, alleno, progetto, sogno. Sono capitano della Wheelchair Libertas Livorno 1947 ovvero del Basket in Carrozzina, e anche dirigente. Coordino l’intera sezione e lavoro per far crescere una realtà unica in Italia: la Libertas Livorno 1947 è un’unica società con Serie A2 maschile e femminile, basket in carrozzina, baskin e un’intera Academy.
E non è finita qui. Oggi, grazie alla mia formazione da perito elettrotecnico, lavoro anche come progettista elettrico in smart working. Due lavori. Una gamba. Nessuna scusa.
Non ho scelto quello che mi è successo. Ma ho scelto chi volevo essere.
Federico Berrugi
Il mio obiettivo? Portare il basket in carrozzina nelle scuole, mostrare ai ragazzi – disabili e non – che lo sport è uno strumento potente. Per socializzare, per trovare forza, per costruire una vita piena. Perché la disabilità cambia le cose, ma non deve distruggerle.
L’handicap può essere una prigione. O un trampolino. Dipende da cosa decidi di farne.
Federico Berrugi
Oggi sogno le Paralimpiadi del 2028. Ci sto lavorando ogni giorno, con una squadra, un allenatore internazionale e un progetto che vuole essere esempio per tutta Italia.
Ma il mio vero obiettivo è un altro: far uscire le persone di casa. Farle sentire parte di qualcosa.
Togliere quel velo di pietà che spesso si appiccica addosso a chi vive una disabilità. Perché quando tutti hanno una difficoltà, nessuno è davvero solo. E si diventa squadra. Si diventa famiglia.
Non cammino più come prima, ma vado più lontano di prima.
Federico Berrugi