Le parole non sono solo parole. Soprattutto tra i più giovani, possono diventare armi invisibili, capaci di ferire in profondità.
Insulti, etichette, soprannomi crudeli: termini spesso utilizzati con leggerezza – o peggio, per ottenere consenso nel gruppo – finiscono per lasciare segni profondi. Il fenomeno è diffuso e sottovalutato. E ha un nome: violenza verbale normalizzata.
Dai social ai corridoi scolastici, l’offesa è diventata una modalità espressiva corrente tra preadolescenti e adolescenti. Ciccione, tappo, sgorbio, balena, quattrocchi, brufolosa/o: parole che apparentemente “fanno ridere”, ma che in realtà minano l’autostima e generano isolamento. Il problema non sta solo nel contenuto, ma nel contesto in cui tutto questo avviene: la rete amplifica, archivia, rilancia. E chi è vittima resta esposto, anche quando lo scherzo finisce.
Proprio per far emergere questa criticità, la Treccani ha compiuto un gesto importante: nel nuovo Dizionario dell’italiano Treccani 100, alcuni dei termini più usati per insultare o deridere l’aspetto fisico sono stati registrati, non per legittimarli, ma per spiegarne la natura offensiva. Ogni voce è accompagnata da una riflessione critica e da alternative linguistiche più rispettose e accurate.
Si tratta di un’operazione culturale e civile. Perché il lessico non è mai neutro: le parole che scegliamo modellano il nostro sguardo sul mondo. Dire “persona sovrappeso” invece di “balena” non è solo una questione di forma: è un esercizio di empatia. Parlare di “corpo robusto” o “formoso” significa imparare a descrivere, non a giudicare.
Il dizionario ci ricorda che educare al linguaggio è parte della prevenzione contro fenomeni gravi come il body shaming e il bullismo verbale. I più giovani, in particolare, tendono a usare certe espressioni senza piena consapevolezza del danno che possono arrecare. Ecco perché è fondamentale che la scuola, le famiglie e i media si facciano carico di un’educazione linguistica che non si limiti alla grammatica, ma abbracci anche il rispetto e la sensibilità.
Accanto a questo, un segnale istituzionale forte arriva dalla proposta di legge – già approvata alla Camera – per l’istituzione della Giornata nazionale contro la denigrazione dell’aspetto fisico delle persone. Un’iniziativa che riconosce il peso delle parole e promuove un cambiamento culturale urgente, soprattutto tra le nuove generazioni.
L’impegno dell’Osservatorio
L’Osservatorio Nazionale sul Bullismo e sul Disagio Giovanile è attivamente impegnato nell’educazione al linguaggio consapevole.
Attraverso percorsi di peer education, incontri nelle scuole e campagne di sensibilizzazione, l’Osservatorio aiuta studenti, docenti e genitori a riconoscere il potere delle parole e a usarle per costruire, non per distruggere.
La lingua può essere un’alleata preziosa nel contrasto al bullismo: imparare a parlar bene è il primo passo per imparare a rispettare