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Social media e minori: un uso che preoccupa e divide

L’accesso precoce ai social media da parte dei minori è oggi al centro di un acceso dibattito pubblico in tutta Europa. Germania e Australia stanno valutando – o già applicando – limiti severi: vietare l’uso dei social sotto i 16 anni. In Italia, il Governo propone di fissare il limite a 15.

Ma il punto non è solo legale. È educativo.
I social media offrono ai giovani opportunità, ma nascondono anche rischi concreti: esposizione a contenuti violenti, dinamiche di bullismo, dipendenza digitale e pressione sociale. Come sottolineano molte figure istituzionali, non si tratta semplicemente di “vietare”, ma di insegnare. Nessuno metterebbe un ragazzo alla guida senza la dovuta istruzione: lo stesso vale per l’uso della rete.

Il mondo scolastico, in parte contrario ai divieti totali, evidenzia una realtà concreta: i social fanno parte della quotidianità. Ignorarli o demonizzarli può essere controproducente. Serve invece un percorso guidato che permetta ai ragazzi di sviluppare senso critico e competenze digitali.

Un approccio realistico e strutturato all’educazione digitale è oggi più urgente che mai.

Il ruolo dell’Osservatorio

L’Osservatorio Nazionale sul Bullismo e sul Disagio Giovanile è in prima linea nella promozione di un uso consapevole della rete. Attraverso incontri nelle scuole, percorsi educativi, campagne informative e il coinvolgimento di esperti, l’Osservatorio accompagna studenti, famiglie e insegnanti nella costruzione di una cultura digitale sana e sicura.

L’obiettivo non è solo prevenire i rischi, ma creare consapevolezza e responsabilità condivisa.
Perché educare è più efficace che vietare