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Negli ultimi anni la protezione dei minori in rete è diventata una delle sfide più urgenti. L’attenzione si concentra soprattutto sull’uso dei social network da parte di bambini e adolescenti. In Italia, oggi, l’età minima per iscriversi a una piattaforma è fissata a 14 anni, ma diversi disegni di legge propongono di portarla a 16.
La Francia ha introdotto la “maggiore età digitale” a 15 anni, mentre l’Australia ha scelto la via più rigida: dal dicembre 2025 nessun minore di 16 anni potrà accedere a social e piattaforme di messaggistica, pena sanzioni severe per le aziende tecnologiche.

Questi provvedimenti rispondono a un’esigenza reale: limitare i rischi connessi alla permanenza dei più giovani in ambienti digitali complessi. Tuttavia, spostare in avanti il limite normativo rischia di rimanere un atto formale se non viene accompagnato da misure concrete e da una forte azione educativa.

I dati e i rischi concreti

Secondo l’indagine HBSC 2021/22, oltre il 40% dei minori italiani ha vissuto esperienze negative online, dai contenuti inappropriati ai contatti indesiderati. YouTube, inizialmente esclusa dai divieti in Australia, è stata inserita proprio perché il 37% dei ragazzi ha dichiarato di aver incontrato contenuti dannosi sulla piattaforma.

Questi numeri confermano che nessun ambiente digitale è davvero sicuro senza una supervisione attiva. La legge n. 71/2017 sul cyberbullismo e i progetti successivi hanno introdotto strumenti di tutela, ma la realtà quotidiana mostra che i rischi restano diffusi.

Famiglie e scuola al centro

Il Garante per l’Infanzia ha richiamato più volte la necessità di non lasciare sole le famiglie. I genitori devono essere formati per accompagnare i figli online, non solo come controllori, ma come guide. Un “patto digitale” familiare, basato sulla fiducia e sul dialogo, può avere un impatto più duraturo di un divieto imposto dall’alto. Anche la scuola è un attore centrale: la presenza di referenti anti-cyberbullismo e i progetti di educazione all’uso consapevole della rete sono strumenti già disponibili, che vanno potenziati e diffusi in modo uniforme.

Educazione critica e consapevolezza

L’educazione digitale non significa soltanto insegnare a usare i dispositivi, ma fornire ai ragazzi strumenti critici: riconoscere fake news, capire le logiche degli algoritmi, distinguere tra intrattenimento e manipolazione commerciale. Un approccio di questo tipo aiuta i minori a sviluppare autonomia e sicurezza.

L’impegno di ONBD

Come Osservatorio Nazionale Bullismo e Disagio Giovanile, crediamo che la protezione dei giovani online non possa fermarsi a una legge. Con il nostro Comitato Scientifico lavoriamo ogni giorno per:

  • formare insegnanti e genitori all’uso consapevole della rete,
  • costruire percorsi educativi che aiutino i ragazzi a sviluppare pensiero critico,
  • promuovere un dialogo aperto nelle famiglie,
  • offrire strumenti pratici di prevenzione nelle scuole.

Il nostro impegno è trasformare il digitale in uno spazio di crescita, relazione e conoscenza, non in un luogo di rischio.